Qualcuno diceva che l’arte più compromessa a partire dal secolo scorso fosse l’osservazione: si guarda ma non si vede. Da un lato lascia dunque un po’ l’amaro in bocca pensare che un certo tizio come Frederick Wiseman vada verso gli ottantacinque anni, esemplare di persona e professionista da preservare, o al peggio da cui apprendere ciò che di lui ci sta più a cuore, ovvero la sua arte. Quella di osservare, per l’appunto.
Con At Berkeley, tra le varie domande, Wiseman sembrava porsi quella relativa alla sostenibilità di un sistema così saldamente ancorato all’economia, per non dire dipendente da essa, in un periodo di ristrettezze...
Leggi di più