Quello che aveva colpito in quel gioiello di Ida, poi vincitore dell’oscar, era il ritmo imposto dal suo autore, Pawel Pawlikowski; regia e montaggio tessevano una trama coinvolgente eppure anti spettacolare, con dialoghi ridotti al minimo e uno sviluppo narrativo più suggerito da altri fattori che sbandierato. Nessuna scena madre, quindi. Non può che far piacere riscontrare una pari maestria, addirittura superata da una storia e dei personaggi memorabili, nel suo nuovo film, Cold War. Siamo sempre in Polonia, in anni non troppo lontani: dal 1949 fino alla metà degli anni Sessanta.
Quello che non cambia sono i suoi protagonisti rinchiusi letteralmente nel suo formato 4:3...
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