Henry Spencer (Jack Nance) è un tipografo che vive e lavora in una città alienante e disumanizzata, teatro di un’industrializzazione su larga scala che ha pesantemente influito sul carattere e sulle abitudini dei propri cittadini. Una sera viene convocato dalla sua fidanzata, Mary X (Charlotte Stewart), per una cena a casa sua. Pare che, a sua insaputa, essa abbia partorito un figlio, bimbo prematuro dalle fattezze aliene ed orripilanti...
Monthly Archives Ottobre 2017
Stavolta è lo scrittore del romanzo ad aver sceneggiato e diretto il film. La Ragazza Nella Nebbia su carta e su schermo sono entrambi scritti (e il secondo diretto) da Donato Carrisi e si sente, nel bene e nel male. Fin da subito lo srotolarsi della storia traspira quel passo complicato dei romanzi e mette in scena personaggi senza la fretta del cinema di spiegarli immediatamente davanti allo spettatore. Tuttavia, più La Ragazza Nella Nebbia avanza, più sembra evidente che il problema principale sia quello del tono di questa storia di una sparizione in una tranquilla comunità montanaro-religiosa, in cui arriva ad indagare un poliziotto di città, ben presto seguito dalla televisione e il clamore che ne consegue.
Eppure Carrisi a lungo gestisce un’impresa ambiziosa e complica...
Leggi di piùUn rumore nitido irrompe sullo schermo nero, con i primi fotogrammi. Qualcuno sta russando pesantemente, senza lasciare spazio a interpretazioni. La figura imponente che sta beatamente dormendo, salvo essere richiamata presto dall’abbraccio di Morfeo, è una delle sovrane più iconiche della storia della corona britannica: la regina Vittoria. Stephen Frears fin dal primo istante smitizza questa figura leggendaria, rende evidente il tentativo di entrare nella sua quotidianità annoiata degli ultimi anni del suo lunghissimo regno, al tramonto del XIX secolo. La routine infinita di inaugurazioni e rituali più o meno vuoti di significato hanno logorato la pazienza di una donna che tagliò nastri per 63 anni, 7 mesi e due giorni, dal 1837 al 1901...
Leggi di piùIl Manifesto del Partito Comunista raccontato da un homeless, i motti dadaisti recitati da una vedova a un funerale, il Dogma 95 descritto da una maestra ai suoi alunni e così via. 13 personaggi diversi: ogni personaggio uno scenario, ogni scenario un movimento celebrato attraverso intensi monologhi. A dare corpo a queste parole una sola attrice: Cate Blanchett calata in 12 personaggi diversi. Lo si potrebbe definire in molti modi Manifesto. Uno di questi potrebbe essere: documentario.
Definire ‘documentario’ questa opera di Julian Rosefeldt rischia di essere molto riduttivo.
Non perché il genere documentario sia una forma minore di espressione mediale (il successo che sta meritatamente riscontrando in questi anni ne costituisce una testimonianza inattaccabile)...
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